Contest Unto&Bisunto 26 - Norvegia - Abisso senza tempo

2025-05-06T21:10:12
Da Genova alle Lofoten.
Passeggiai indistinto tra portoni di anime da salvare, mi vidi dipinto su tutti i muri, passare distratto con l'occhio a tracolla, camuffato da accessorio inservibile, nei miei vicoli amati e odiati, con la stessa spinta vidi l'altro distante da me, l'altro che ero io capovolto, negli spacci clandestini si vende la carne a prezzo. Passai fantasma in quelle bische all'aperto, da persone con nomi impronunciabili accompagnati da alti cani, vidi che non ero visto, come un alieno dimenticato.
Fotografai la salvezza di Nostra Signora della Guardia, rigida al di là di un'alta massicciata di ferro battuto fatto di ruggine e polvere nera, mi vidi schiarirmi i gomiti e i legamenti per trovare l'inquadratura, il 'che' che dava un senso, lo spiraglio.
Vicino a me niente salvezza, la salvezza è dietro la gabbia, noi non siamo ne’ dentro ne’ fuori ma dalla parte sbagliata. Gabbia indivisibile. Tutto quello che mi rimane è colpa.
La colpa originale di chi non sa trovare la via, non sa cosa vuole e rovista alla rinfusa dentro un mare di cenci per trovare ciò che da sempre ha perso, il suo filo che lo tiene attaccato ad un mondo che viaggia e ruota lontano.
Partirò per le isole Lofoten, in Norvegia, mi sono detto.
Tra i fiordi vedrò di nuovo l'altro che è in me, specchiato, e forse penserò di raggiungerlo a nuoto nei freddi mari per chiudere l'anello e spezzare il filo.
Oppure troverò spazi abitati dalla stessa vita che mi rimane, e lì vorrò vivere.
Sentire questo ocra vivo sulle pupille, questi oceani dentro le montagne, le viscere dentro le cime più spigolose e ghiacciate.
(Rundfjellet)
(Svartisen)
(Reine)
Questa vita non voglio che si aspetti niente da me, non deve dirmi come devo fare o cosa devo vivere.
Non si ritorna uguali dai viaggi, baratto questo viaggio con la mia dignità, lo scambio col mio essere di adesso, compro una nuova pelle di legno ed erba, duttile e determinata, quasi piacevole al tatto ed alla vista, seppellisco l'altra nella mia memoria indiscreta.
(Cimitero di Flakstad)
Cerco un nuovo anno di grazia, a bracciate disperate.
Segui i miei sguardi, guarda i miei pensieri più aerei invece!
Appesi a corde fisse nell'immutabile vertigine dell'aurora boreale.
Due notti passate al freddo, sulla riva dell'oceano, avvolto da un silenzio spettrale, onirico, spaventoso ma attraente, come se il mio sangue e la luce si riconoscessero, e si parlassero.
Un lenzuolo maestoso che vibra nella brezza immaginaria, cambia direzione tracciando percorsi in un cielo nero puntellato di stelle.
Ho pensato che tanta bellezza non può essere frutto del caso, e subito l'aurora ha formato un occhio nel cielo: mi sentivo così osservato da un amore benevolo, scosso da brividi; sapevo di essere nel posto giusto al momento giusto, e la vita è solo appartenenza a qualcosa di più grande.
Dentro questo utero bianco, mare immenso, ho trovato una nuova vita...
... ho percepito l'eterno, dove l'aurora del mattino ed il tramonto della sera sono la stessa cosa: l'eterno non è tempo infinito, ma assenza di tempo, è presente e passato che incrociano le loro rotte, lasciando dolci pennellate dentro la nostra anima, spontanee e senza increspature, come le nubi sottili di questi cieli, come l'acqua densa di questi fiumi.
Immagini scattate con Nikon FE2 (pellicola diapositiva a colori Fuji e bianco&nero Ilford Hp5), Mirrorless Sony Alpha 7iii e Reflex Nikon D800.
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